porto 15 bologna

dal tetris agli accordi di base

costruzione, le basi teoriche per una comunità di cohousing

27/11/2016 via dello Scalo 21, plenaria 15.00-18.00 (1 modulo)

dal tetris in poi

Come abbiamo detto in più occasioni, un progetto di cohousing non può prescindere dal luogo che lo ospita. La casa, il quartiere, la posizione reciproca degli appartamenti, la fruibilità degli spazi di uso comune, la loro vicinanza o lontananza dagli alloggi, sono fattori che influiscono in modo importante sul carattere del cohousing.

Avere un alloggio a diretto contatto con alcuni spazi comuni può essere positivo, se immagino di sfruttare questa prossimità in maniera frequente e diretta. Se ho bisogno di più privacy ed autonomia, devo valutare forse diversamente la mia posizione nel palazzo. La luce, gli affacci, la distanza dagli ingressi può influire sulle scelte personali di ciascuno su un alloggio, a parità di tipologia.

In questo senso il Tetris può essere immaginato come un quadro che si compone, in prima battuta, tramite le le scelte naturali e legittime dei singoli, in funzione delle esigenze personali di ciascuno (economiche, di richiesta di spazio, estetiche, funzionali, istintive…).

Ma allo stesso modo, pur trattandosi della scelta di una casa, la stessa non può avvenire senza tener conto del progetto che la coinvolge e la governerà quotidianamente.
Spostare troppo l’attenzione sull’oggetto fisico casa e sulla personale preferenza in merito, rischia di togliere importanza ad un aspetto altrettanto dirimente del percorso, che è quello della costruzione di un progetto condiviso e che assomiglia a chi lo compone. In questo senso il progetto, in questa fase, ha il compito di costruirsi e definirsi non solo numericamente con l’esatto incastro di nomi ed appartamenti, ma anche caratterialmente, riconoscendo oltre ad una visione (come sarà e come vuole essere il progetto) e ad una missione (come la visione verrà posta in essere…) anche un modello di comportamento, un senso d’intendere il vivere quotidiano, riassumibile (in modo non esaustivo, ma abbastanza rappresentativo), negli accordi di base.

accordi di base

In più occasioni abbiamo ragionato sulla necessità di avere una visione comune del progetto, lavorando alla definizione di concetti e parole chiave che sono state condivise tra i partecipanti e che possono essere rispolverati nella memoria seguendo a ritroso il percorso dei laboratori fatti.

Anche la missione del progetto è stata esplorata e rappresentata graficamente, partendo da suggestioni e riflessioni libere, mediate successivamente da ragionamenti legati alla selezione più pragmatica di attività, luoghi, attrezzature previsti o prevedibili nel progetto. Da qui l’esigenza in parte delusa della disponibilità di un orto, della realizzazione di un bar caffetteria, la disponibilità di un tetto giardino…

Visione e missione hanno un ruolo molto importante nel progetto, perché ne alimentano il senso e lo caratterizzano in maniera precisa e reale e dipendono fortemente dalle persone e dai luoghi (virtù e limiti di entrambi…) che compongono il progetto. Su tali concetti si ritornerà ancora nella scrittura di una carta dei valori condivisa, utile per la redazione del regolamento di cohousing.

Gli accordi di base in questo senso rappresentano la cartina di tornasole della comunità di abitanti, e possono essere individuati, in un primo passaggio, come un elenco di concetti la cui interpretazione condivisa è ritenuta da alcuni o da tutti di vitale importanza per la conferma della propria partecipazione al progetto.

Su certe cose, c’è poco da scherzare… Su certi principi, bisogna essere d’accordo!

Il senso degli accordi di base è proprio quello di rendere trasparenti e diretti dei principi la cui condivisione i partecipanti ritengono essere fondamentale per una buon governo del cohousing. Si tratta spesso di ragionamenti che hanno un riflesso piuttosto pratico e quotidiano, ma che prendono piede da riflessioni alte ed universali, se vogliamo…
Gli accordi di base fanno anche sì che non ci debba essere una regola per ogni azione.

Quanto e in che forma possiamo accettare la violenza nel cohousing? Rivolgersi urlando nei confronti di un vicino, tramite imprecazioni, sbattendo le porte è una prassi che può essere accettata? Fino a che punto si possono tollerare o accogliere i modi di essere altrui se questi scivolano verso forme di violenza o ritenute tali da alcuni? È possibile stabilire che non si urla o che si può urlare in una discussione? Cosa si intende per spazio ordinato e cosa si intende per spazio pulito? È necessario che dopo aver usato uno spazio lo stesso possa essere riutilizzato immediatamente da qualcun’altro? Ci sono margini temporali tra l’uso ed il riuso? Subito, dalla notte alla mattina, giorni? Si possono tenere animali in casa? E negli spazi comuni? E durante le cene o i pranzi? Come educhiamo i bambini della casa? Adottiamo atteggiamenti condivisi nell’uso che i bambini fanno delle cose comuni? Siamo pronti a discuterne? Tra genitori? Tra tutti gli abitanti? Il mio vicino può rimproverare mio figlio se si comporta male? Decidiamo a maggioranza? Ci avviciniamo a metodi come quelli del consenso? Quanto Porto 15 sarà una casa autogestita e quanto si delegherà ad esterni? Quante responsabilità, incarichi e impegni vogliamo prenderci nei confronti degli altri abitanti? Come ci poniamo rispetto agli accordi di responsabilità disattesi? Di quante regole abbiamo bisogno? Ed eventualmente di sanzioni?

Proponiamo di riflettere su questi accordi di base, inizialmente sotto la forma di un elenco di titoli, di cui ragioneremo cercando eventualmente di individuare gli elementi di maggiore criticità o che per i partecipanti rappresentano temi di particolare pregnanza, tentando via via di elaborare delle definizioni da condividere e sulle quali, per quanto possibile, convergere.

Gli accordi di base non sono regole, ma concetti intimamente legati ai propri atteggiamenti, al proprio rapporto col progetto, alla sua visione e missione (cos’è il progetto e come lo si pone in atto). Non si tratterà pertanto, in questa fase, di elaborare un regolamento o una metodologia pratica di gestione della casa, non decideremo come dividere le spese degli spazi comuni. Tenteremo invece di capire se durante una riunione ci aspettiamo che necessariamente tutti prendano la parola o esprimano in qualche modo il proprio parere o secondo quale principio si vogliono prendere le decisioni. Ed è probabile che non tutti i partecipanti convergano verso la medesima direzione, a prescindere dalle proprie ambizioni rispetto al Tetris…

L’ambizione di questo lavoro è soprattutto quella di non lasciare per strada, nel momento della costruzione, cose non dette (e magari non scritte), di modo che la trasparenza e la chiarezza non vengano meno durante il percorso futuro, rischiando di mettere in discussione la serietà del progetto.